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Una" terapia originale" per molte malattie autoimmunitarie. Le stranezze della medicina.

Immaginatevi uno scenario di questo genere: una donna di 84 anni viene ricoverata per dolori addominali e diarrea. Dopo essere stata sottoposta per vari giorni ad una cura con antibiotici la donna nonostante la terapia continua a presentare questa grave diarrea. Gli accertamenti clinici evidenziano che la causa dell'infezione è il Clostridium difficilis un germe molto resistente perfino ai moderni antibiotici. A quel punto i familiari decidono per le dimissioni della paziente, la riportano a casa e chiamano un “guaritore” che dopo aver visitato la paziente ed in particolare analizzato l'odore e la consistenza delle feci prescrive una terapia che per la medicina occidentale si avvicina molto alla stregoneria: la somministrazione di un clistere in cui vengono disciolte le fece di un familiare sano. La donna nel giro di pochi giorni di trattamento riacquista un normale funzionamento dell'intestino con scomparsa della diarrea. Naturalmente di fronte ad una guarigione come questa, la maggior parte dei medici di formazione tradizionale risponde sicuramente che la paziente e guarita in modo naturale e che la somministrazione della cura alternativa non ha minimamente inciso sul decorso della infezione da Clostridium difficilis.

 

E’ assolutamente diffusa l'opinione che i batteri che possono nascondersi in qualsiasi posto all'interno di un ospedale, siano i bagni o le cucine, debbano essere assolutamente debellati per evitare la comparsa di infezioni nei pazienti. Negli ultimi anni però si è fatta strada una nuova ipotesi che evidenzia che non tutti batteri sono nostri nemici. Spesso adesso si parla d’alcuni batteri amici che colonizzano il nostro apparato digestivo. In  termini quantitativi quesi sono nove volte superiori alle cellule del corpo umano e che quindi in qualche modo questo antico connubio tra microbi e cellule del nostro corpo deve avere un importanza non  secondaria nella comparsa di malattie. Negli ultimi anni è emersa la possibilità di sfruttare questa stretta relazione con i batteri ricorrendo a quello che è chiamato il "trapianto fecale". In altre parole questa nuova modalità terapeutica molto "originale" sembrerebbe essere utile per trattare molte malattie autoimmunitarie ove sembra intervenire in qualche modo il ruolo dei batteri. In alcuni studi recenti sembrerebbe che il diabete, come pure l'obesità ed il morbo di Parkinson, potrebbero essere curati aggredendo in modi differenti i batteri dell'intestino umano. Un altro esempio clinico: un signore affetto da morbo di Parkinson era impossibilitato ad effettuare qualsiasi attività della vita quotidiana per i notevoli disturbi dovuti alla malattia neurologica. Questo paziente in seguito ad un peggioramento della difficoltà ad evacuare, fu sottoposto per la sua stipsi ad un ciclo di antibiotici ed in modo sorprendente il paziente notò un notevole miglioramento nei disturbi del Parkinson. In Australia un gastroenterologo, il dr Borody del centro di malattie digestive di Sidney aveva deciso di ricorrere all'uso di antibiotici supponendo che la stipsi del suo paziente fosse dovuta un'infezione del colon. Dopo aver notato il miglioramento neurologico del paziente decise di chiamare a consulto due neurologi che in modo sorprendente non evidenziarono più i segni evidenti della malattia di Parkinson. Le osservazioni del dottor Borody, insieme con altri studi effettuati su disordini metabolici, quali per esempio l'obesità, sembrerebbero indicare che parte dei disturbi dovuti a queste patologie possano essere dovute a una modifica nella flora batterica intestinale. Per questo motivo potrebbe essere possibile alleviare questi sintomi con l'uso di antibiotici o perfino con il trapianto fecale, ricorrendo alle feci di un donatore sano per restaurare la normale flora batterica dell'intestino. Le osservazioni del dottor Borody insieme con altri gruppi di ricercatori, fanno ipotizzare che numerose patologie dal Parkinson per arrivare ad alcuni disordini metabolici come l'obesità, potrebbero essere causate da un'anomala modificazione nella micro flora dell'intestino, e se questo fosse vero è quindi possibile alleviare i sintomi di alcune di queste patologie o ricorrendo agli antibiotici o addirittura a quello che è chiamato il trapianto fecale utilizzando le feci di un donatore sano per restaurare la normale flora batterica dell'intestino. Il dottor Borody ha già utilizzato il trapianto fecale per curare le persone affette da un'infezione grave dovuta al germe Clostridium difficilis, ed anche per alleviare i pazienti con una costipazione cronica. Negli ultimi 10 anni il dottor Borody ha osservato che alcuni dei suoi pazienti presentavano un miglioramento dei sintomi se affetti da malattie come il Parkinson, la sclerosi multipla, la sindrome d’affaticamento cronico e l'artrite reumatoide. In particolare alcuni pazienti con la sindrome d’affaticamento cronico presentano un chiaro miglioramento nel quadro di astenia dopo essere stati sottoposti alla terapia di trapianto fecale.  Per valutare una possibile relazione tra l'intestino e la malattia di Parkinson, il dottor Borody ed il neurologo David Rosen del Prince of Wales Private Hospital in Sydney hanno iniziato uno studio pilota cercando di reclutare pazienti che presentassero un quadro di costipazione e di malattia di Parkinson. La sperimentazione prevede: prima di trattare questi soggetti con antibiotici e successivamente di  ricorrere all'eventuale trapianto fecale, nella   speranza che sia il trapianto sia l'uso degli antibiotici, possa servire per l'infezione intestinale e di conseguenza migliorare i sintomi del Parkinson. Il neurologo Rosen si mostra molto cauto per quanto riguarda questa cura sperimentale, ma riferisce che l'idea che il Parkinson possa essere causato da un'alterazione della flora batterica risale a gli studi di un neuropatologo Heiko Braak alla università di Ulm in Germania. Questi due autori nel 2003 hanno dimostrato che il danno del sistema nervoso nel Parkinson progredisce, risalendo dal nervo vago alla parte inferiore del tronco cerebrale, per arrivare alle regioni più alte del cervello sino alla corteccia cerebrale. Questi autori hanno anche riscontrato una lesione del sistema nervoso enterico che controlla il tratto gastrointestinale e comunica con il cervello attraverso il nervo vago. Queste osservazioni hanno spinto questi ricercatori ad ipotizzare che la malattia di Parkinson possa essere causata da un germe che rompendo la barriera della mucosa del tratto gastrointestinale arrivi fino a sistema nervoso centrale attraverso il nervo vago. . (Journal of Neural Transmission, DOI: 10.1007/s00702-002-0808-2). Che cosa dire dei notevoli miglioramenti osservati in pazienti con malattie autoimmunitarie, come l'artrite reumatoide, osservati dopo un trapianto fecale? L'ipotesi del dottor Borody prevede che l'infezione del colon liberi antigeni nel sangue che scatenano una risposta a autoimmunitaria ed a meno che non venga effettuata una terapia per ristabilire una normale flora dell'intestino e quindi liberare il colon dall'antigene, la risposta immunitaria non contrastata provoca un quadro di infiammazione sistemica cronica che si può manifestare come una malattia autoimmunitaria . I dati del dottor Borody devono essere valutati con estrema attenzione. Esistono prove in ogni caso su modelli animali che i microbi intestinali possano influenzare il sistema  autoimmunitario. Per esempio il dottor,  Alexander Chervonsky dell’Università di Chicago con i suoi colleghi hanno osservato un legame tra microbi nell'intestino e diabete di tipo 1, in pratica un disordine autoimmunitario causato dalla distruzione delle cellule pancreatiche che producono insulina. Per esempio, l'80% di un particolare tipo di topi privati della flora batterica,  sviluppano il diabete di tipo 1,  quando agli stessi topi gli viene somministrato un cocktail di batteri simili a quelli presenti dall'intestino umano solo il 34% di questi sviluppa un diabete di tipo 1, suggerendo quindi un rapporto tra flora intestinale e diabete autoimmunitario. (Nature, DOI: 10.1038/nature07336). Numerosi ricercatori hanno osservato questo legame tra flora intestinale ed autoimmunità. Arthur Kaser, un esperto nel rapporto tra infiammazione e flora intestinale (Università di Cambridge) sostiene che l'ambiente microbiologico intestinale ha un effetto drammatico su quelle che noi consideriamo come malattie autoimmunitarie.Ulteriori prove di questo legame negli esseri umani sono venute dagli studi della Anne Vrieze del  Academic Medical Center di Amsterdam, in Olanda, e dai suoi colleghi che hanno sottoposto ad uno studio sperimentale 18 pazienti maschi obesi, affetti da sindrome metabolica con un insieme di sintomi tra i quali una bassa sensibilità all'insulina. Il gruppo fu sottoposto alla terapia del trapianto fecale ricorrendo a feci provenienti dagli stessi pazienti o a feci provenienti da donatori sani non obesi. I risultati di questo studio doppio cieco vero sono stati presentati al meeting annuale del European Association for the Study of Diabetes a Stoccolma in Svezia. I ricercatori hanno riscontrato che sei settimane dopo l'infusione, la sensibilità all'insulina migliorò notevolmente nei nove pazienti sottoposti al trapianto fecale proveniente da donatori non obesi. La flora intestinale sembra avere un rapporto anche con l'obesità. Nel corso degli ultimi cinque anni il dottor Jeffrey Gordon della Washington University di  St Louis,nel Missouri, insieme ai suoi colleghi ha dimostrato che vi sono notevoli differenze nella flora intestinale dei pazienti obesi e dei pazienti magri. Essi hanno dimostrato in modo significativo nei topi che il trapianto di una flora microbica da animali obesi ad topi  magri  provocava in questi ultimi un aumento del peso (Nature,DOI: 10.1038/nature05414).  In base a questi studi si è ipotizzato che sia possibile, trasferendo la flora microbica da pazienti magri in pazienti obesi, di arrestare o addirittura migliorare il quadro di obesità. Questa ipotesi è stata sottoposta dal dottor Alex Khoruts, all’università del Minnesota ad uno studio sperimentale. Questo ricercatore ha programmato una sperimentazione nella quale i pazienti obesi sono sottoposti a trapianti fecali provenienti o da loro stessi o da persone non obese; lo scopo è di alterare la composizione della flora del colon e vedere se questa terapia ha un impatto sull'obesità Nonostante il ricercatore sia convinto della sua ipotesi, egli stesso sottolinea la scarsa comprensione della natura e del ruolo dei  germi che colonizzano il nostro organismo, sottolineando dopo tutto, che il colon  da solo contiene un numero di batteri  superiore nove volte al numero delle cellule che formano il nostro corpo. Inoltre sostiene  il ricercatore  non sappiamo ancora che cosa sia realmente una flora intestinale "sana". Per questo motivo è difficile giustificare l'introduzione del trapianto fecale su larga scala fino a che non abbiamo risultati più chiari e significativi. Nondimeno molti ricercatori sono convinti  che la flora intestinale rappresenti un importante fattore alla base di molte patologie.

Faecal transplant eases symptoms of Parkinson's -New scientist 19 January 2011

http://www.newscientist.com/article/mg20927962.600-faecal-transplant-eases-symptoms-of-parkinsons.html